Bollicine poco famose ed emergenti escono alla ribalta per farsi conoscere meglio ed essere apprezzate dai nostri sommelier e partecipanti.
Nella sala del Grande Albergo di Sestri Levante si e’ svolto il primo appuntamento di questa serie con i metodi classici poco conosciuti, ma non per questo meno interessanti.
Gli ospiti della serata (verdicchio, bianchetta, massarda, fiano) si sono affacciati nei calici uno dopo l’altro, e ci hanno regalato momenti davvero piacevoli ed intriganti: fascino, seduzione e conquista. Fascino per i colori brillanti del giallo paglierino, alcuni piu’ tendenti al riflesso dorato, altri piu’ tendenti al verdolino, ma tutti accompagnati da un perlage nel bicchiere elegante, fine e tendente al persistente. Stupore e seduzione per l’impatto olfattivo richiamante i fiori, la frutta gialla e bianca, la nota minerale, i sentori delle erbe mediterranee, oltre ad alcuni accenni di tostatura. Infine conquista del palato per generosita’ gustativa, freschezza e sapidita’ accompagnata da una morbidezza piu’ o meno spiccata a seconda dei singoli casi.
Dopo il momento di concentrazione generale per capire dalla valutazione oggettiva chi “stava” nei diversi bicchieri, i sommelier degustatori ci hanno illustrato brevemente le generalita’ dei vitigni e dei corrispondenti produttori.
Il collega Sergio Sanguineti titolare delle Cantine Bregante ci ha presentato la sua bianchetta, metodo classico di recentissima uscita, “Baia delle Favole”.
Un vitigno autoctono coltivato sulle alture di Sestri Levante
Brillante di una bellissima lucentezza, colore giallo paglierino con riflessi dorati. L'effervescenza si presenta con una grana fine, numerosa e persistente. Sfumature odorose di frutta (mela, mandarino e cedro), e fiori accompagnati da una nota di pepe bianco per un vino di qualità fine ed elegante. Decisamente secco, abbastanza caldo, morbido e fresco con una leggera ma gradevole sapidità per un vino di corpo, equilibrato ed intenso.
ABBINAMENTI: Ottimo come aperitivo, accompagna i piatti della tradizione ligure come i Pansoti, le Trofie e i secondi di pesce sia al forno che al cartoccio.
l'intero ciclo di lavorazione viene eseguito da Sergio personalmente e manualmente, dalla presa di spuma alla sboccatura senza dosaggio.
La sua realizzazione e’ arrivata grazie anche all’incoraggiamento di diversi amici esperti di vino come lui, che lo hanno convinto a portare avanti questa bella impresa.
La nostra gia’ sommelier della Liguria non professionista, Olga Sofia Schiaffino, ci ha parlato del vitigno massarda o Tabarka, e con il metodo classico “ Serro del Bandito” ci ha portato nell’imperiese, piu’ precisamente tra i bellissimi vigneti di Giovanna Maccario, della cantina Maccario-Dringenberg a San Biagio della Cima.
Il vitigno protagonista e' la Massarda, detta anche Tabaca per l'ipotizzata introduzione nel ponente ligure dall'isola di Tabarca in Tunisia. Il grappolo e' allungato, con acini a forma di uovo, che prendono un bel colore giallo tabacco in maturazione.
Gli impianti in zona Nuvilla sono tutti a piede franco, data la naturale resistenza di questa varietà alla fillossera.
Giovanna Maccario cura con amore e attenzione il vigneto: conduzione manuale, senza pesticidi e fitofarmaci, solo minime indispensabili quantità di zolfo e rame.
Questa bollicina vanta una permanenza sui lieviti di 44 mesi e deve il suo nome a Bandito, il cane che ha accompagnato Giovanna per 15 anni.
Siamo rimasti affascinati dalla brillantezza e dal colore giallo dorato e dalle numerose bollicine fini e persistenti .
Il naso e' discreto ma evoca un buona complessità : floreale, fruttato, erbaceo e si riconoscono il rosmarino, la pesca, il timo, il glicine bianco .
In bocca e' ricco, elegante e persistente e coerente con i sentori prima apprezzati e colpisce il finale con le delicate note di nocciola.
Un metodo classico emozionante , come sono del resto i vini di Giovanna, da bersi ad una temperatura di servizio intorno ai 6 gradi per sostenere l'acidità e regalare intensa piacevolezza
Anche la sommelier,degustatrice Patrizia Agresti, ci ha condotto alla scoperta di un’altra bollicina emergente, il fiano della provincia di Avellino, “Brut Contadino” della Cantina Ciro Picariello in Contrada Acqua Festa – Summonte. Anche questo vitigno ha origini antichissime, tra quelle probabili anche l’importazione da parte di una popolazione ligure in quella zona nel II sec. A.C., e’ capace di dar vita a vini di grande complessita’, finezza aromatica oltre ad avere una capacita’ d’invecchiamento notevole. Predilige terreni vulcanici, la sua zona elettiva e’ proprio l’Irpinia. L’azienda di Ciro Picariello, completamente a conduzione familiare svolge un lavoro attento e preciso in tutte le fasi di produzione del suo vino. Per questo metodo classico le uve sono selezionate dal vigneto di Summonte e vendemmiate in anticipo rispetto al solito per preservarne la fragranza aromatica e la sua piacevole acidita’. 24 mesi sui lieviti; la seconda fermentazione in bottiglia avviene in maniera naturale senza lieviti selezionati e additivi chimici. Nessuna aggiunta finale di zuccheri.
Brillante, il suo colore un giallo paglierino con qualche riflesso verdolino e perlage fine con bollicine abbastanza numerose e persistenti. L’impatto olfattivo e’ intenso, con una certa complessita’, i profumi sono fini e richiamano i fiori, la frutta, il minerale. In bocca risulta secco, caldo, abbastanza morbido, fresco e sapido. Di buon equilibrio, abbastanza intenso e persistente tanto da poterlo definire quasi armonico.
Il delegato, collega Liliana Pecis, conclude la rassegna di bollicine con il verdicchio dei Castelli di Jesi Extra Brut “Numero Zero” dell’azienda La Marca di San Michele
il termine "Marca" (di origine germanica) denominava fino al 1815 un insieme di territori di confine (la Marca Superiore o Camerinese, la Marca Anconetana, La Marca Firmana ...) ed è dopo questa data che i territori si sono uniti amministrativamente a formare l'unica regione al plurale d'Italia, Le Marche.
Sembra che i monaci camaldolesi furono i primi ad iniziare qui la viticultura già nel 1186 in un eremo vicino all'attuale chiesa del borgo e “terre vignate” sono accertate già nel 1471 nel catasto del Massaccio (l'antico nome di Cupra Montana).
I vini dei vigneti che circondano questo piccolo borgo possono vantarsi della denominazione di origine controllata (DOC e DOCG) oltre a quella di Classico che la accertano come la zona di più antica produzione.
Uva verdicchio che ha grappoli non molto grandi con chicchi verdi molto compattati e il colore è motivo del nome
Abbiamo terreni argillosi- sabbiosi con calcare molto ricchi di minerali Fe e Mg da qui il caratteristico gusto un po’ salato e amarognolo
Con la natura dei terreni concorrono a fare la qualità del prodotto le condizioni di ventilazione che mantengono lo stato di salubrità dei vitigni e dei grappoli
Più volte si è cercato di coltivare il verdicchio in altre zone d’ Italia ma i risultati sono sempre stati scoraggianti
Su queste colline coesistono insieme condizioni necessarie e ideali per la coltivazione di queste uve: clima- terree no e la ventilazione che impedisce il formarsi di muffe e di umidità sui grappoli
Le temperature sono miti nel periodo prossimo alla fioritura e più calde verso la maturazione, non manca poi il raffreddamento notturno nel periodo pre- vendemmiale cg he favorisce la formazione dei terpeni sulle uve
Il vino si presenta di un bel giallo paglierino con riflessi verdolini brillante con perlage persistente, bollicine numerose e fini indice della lunga permanenza sui lieviti in bottiglia
Fine ed elegante, abbastanza intenso e complesso, i sentori ci rimandano ai fiori di bordo campo, biancospino ed acacia, note sontuose ed avvolgenti di mandorla e mela con finale minerale ed erbaceo
Il gusto olfattivo che ricorda precisamente il naso è intenso e persistente per un vino armonico
Patrizia Agresti- Olga Sofia Schiaffino-Sergio Sanguineti- Liliana Pecis
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