Il Re dei vini, il vino dei Re, la definizione del Barolo, uno dei vini italiani più ricercati e apprezzati in senso assoluto per la sua struttura, il suo equilibrio e il suo temperamento, storico ambasciatore della casa Savoia in tutte le corti europee. La leggenda infatti narra che la Marchesa di Barolo Giulia Colbert Falletti inviò a Carlo Alberto di Savoia 325 botti di Barolo, una per ogni giorno dell’anno eccetto i quaranta giorni di Quaresima. Si dice che il Re ne rimase così entusiasta da decidere di acquistare la tenuta di Verduno e produrre in quelle terre il suo Barolo.
Un vino nobile ma difficile. Austero, timido ad esprimersi, non è per tutti, ci si avvicina infatti dopo un percorso di conoscenza, ma quando riesce a farsi conoscere, non ha rivali.
Un vino molto potente, ricco, irruento, un vino che non stanca, con il suo caratteristico bouquet di profumi e sapori così differenti tra loro, dal sottobosco al cuoio, dalle ciliegie alla liquirizia in un unico sorso.
Il Barolo è uno di quei vini che hanno la capacità di invecchiare per decine di anni, regalando emozioni sempre diverse nelle varie fasi di affinamento.
Attraverso le parole del relatore Fabio Gallo Presidente di Ais Piemonte, accompagnate da fotografie e supporti informatici, si è rimasti coinvolti nel percorrere la storia fin dai sui albori e si è entrati nel territorio di questo vitigno tardivo, esigente, che pretende le esposizioni migliori.
Le Langhe sono “lingue” di colline che scendono parallele e danno origine a svariati mesoclimi e microclimi che caratterizzano profondamente il territorio e, complice la mano dell’uomo che influisce in modo sostanziale, danno origine a vini profondamente diversi tra loro: sette nomi rappresentativi del comune di Monforte tra cui è stato difficile fare un confronto.
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