Il contesto è di quelli da togliere il fiato…ma è forse riduttivo parlare di un mero contesto. Coprotagonisti della serata sono stati, infatti, ori e affreschi, dipinti, stucchi e arazzi, a cornice di arredi dai fregi preziosi e suppellettili di pregiata fattura, che si rincorrono in un susseguirsi di ampi spazi, ariosi e luminosi, tra sale, saloni e gallerie che lasciano di tanto in tanto spazio a più intimi e discreti salottini. Questo è in estrema sintesi Palazzo Reale, anzi il secondo piano nobile di un’imponente dimora patrizia tra i più grandiosi esempi di architettura sei-settecentesca di Genova. Una realtà che all’interno di una città dominata da luci, suoni e vita frenetica, resta una perla. Tutta da scoprire.
Poi, per avvicinarci ancor di più ad un clima natalizio già preannunciato dalle prime avvisaglie in serata di possibili nevischi, ecco alcuni echi dal passato. Il primo, un passato che sta ritornando in più punti della Liguria dopo un lungo periodo di silenzio, quel “Confeugo”, cerimonia antica, omaggio del popolo offerto dapprima al Podestà, poi ai Capitani del Popolo e poi al Doge, che era occasione per rinnovare e saldare i rapporti tra cittadinanza e Autorità e per salutare il Capo d’Anno. La Dottoressa Vernazza, tra immagini e ricordi, ci ha presi per mano e guidati nel corteo, lungo il cerimoniale del “Confeugo”, fino all’accensione del tronco d’alloro, dalle forti valenze simboliche. Il secondo, invece, un passato che forse è già sparito o fa fatica a far ritorno e parlare di sé, ricordato o fatto scoprire a chi non lo conosceva, dal Vicepresidente Regionale Antonio Del Giacco. Parliamo dei “natalini”, “danatali” o “maccheroni di Natale”, un tempo vero e proprio rito propiziatorio benaugurante, sia per i ricchi che per i ceti meno abbienti. Una pasta secca nata a Genova, che i primi consumavano in un ricco e succulento brodo di cappone, magari irrobustito da polpettine di carne, i secondi in un più modesto ma non meno saporito brodo di trippa.