Servono tanta tenacia e un pizzico di “follia” per pensare di produrre Champagne senza essere francesi…
Certo, se ti ritrovi tra la mani 3 ettari situati a Mesnil-sur-Oger, uno dei diciassette Grand Cru della AOC Champagne, nel cuore della Côte des Blancs, territorio d’elezione per lo Chardonnay, allora la tentazione di provarci diventa quasi un imperativo.
Ed è quello che è successo a Enrico Baldin che da ingegnere ambientale si è imbattuto in questo angolo di paradiso enologico e se ne è, comprensibilmente, innamorato.
Insieme alla moglie Nadia, dal 2004 ha intrapreso questa sfida, fatta di passione, ma anche di ostacoli e diffidenza e ha iniziato a produrre vini che rispecchiano in pieno il territorio unico da cui provengono, con una filosofia ben delineata.
Gli Champagne di Enrico (Encry sta per lo Champagne di Enry) si distinguono per la raffinata eleganza e il magistrale equilibrio che raggiungono già in “gioventù”: dosaggi limitati al minimo, se non del tutto eliminati, per esaltare le caratteristiche uniche che lo Chardonnay acquisisce in questo territorio.
L’uva va ascoltata, non va rovinata, ci diceva Enrico: questo è il messaggio che ci portiamo a casa dopo un viaggio ideale tra le colline di Mesnil-sur-Oger, trascinati dal suo entusiasmo e che rappresenta la sua missione, dall’inizio dell’avventura fino ad oggi, con sempre maggiore consapevolezza.
Grazie, Enrico e Nadia, per aver cercato di realizzare un sogno e per avercene regalato un pezzo. Anzi, potremmo dire, un sorso…emozionante, elegante e sempre appagante.
Lo Champagne lo bevo quando sono contenta e quando sono triste. Talvolta lo bevo quando sono sola. Quando ho compagnia lo considero obbligatorio. Lo sorseggio quando non ho fame e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco, a meno che non abbia sete.
Come sosteneva Lilly Bollinger, non serve un motivo o una qualche giustificazione per bere Champagne, meno che mai se si tratta di ottimi vini.
Come quelli degustati questa sera.