“A mio Padre.
In uno degli infiniti mondi paralleli, prima o poi ci ritroveremo.”
È scritto insieme ad un cuore rosso su una piastrella dipinta a mano, fissata su un palo di legno che regge il cancello del primo vigneto che raggiungiamo, uno dei due appezzamenti della Costa di Brazzo, di proprietà della Cantina Levantese. Ce ne sono altre, di mattonelle, “bosco”, “albarola”, “vermentino”, “sangiovese”…, a indicare il vitigno del filare, stesso sfondo bianco e stessi caratteri neri, ma quella è un po’ speciale e dice tanto, anche ciò che non è scritto…
Parla di un amore filiale sconfinato, dice di quanto il papà sia ancora presente in quel vigneto che aveva reimpiantato nel 2003, evoca l’incontro con una donna di grande dolcezza e di straordinaria semplicità. Sì, perché Manuela Bertolotto, una delle tre figlie di Mario, dopo la prematura scomparsa del padre nel 2015, è diventata la titolare dell’Azienda, coadiuvata dalle sorelle Romina e Fiorella. “Ma non ci aveva spiegato niente! Anche se fin da bambine abbiamo respirato l’odore del mosto, tutt’al più davamo una mano a imbottigliare o a preparare i cartoni da vendere…”.
Nel vigneto inerbito spontaneamente, che dall’unica fila di viti di sangiovese, prospiciente la carrozzabile, sale a gradoni verso il bosco fino a 350 m s.l.m., sono allineati i filari che danno l’uva per il “Costa di Brazzo”; un solo sfalcio a luglio e poi si lascia che l’erba entri in competizione con la vite. “Non la tagliamo mai prima della vendemmia. Questa è stata un’annata umida e abbiamo raccolto l’uva con l’erba alta: avevo paura di perdere le mie bambine!”
Le prime tinte autunnali colorano anche le foglie del vigneto più sopra, un pianoro a 415 m s.l.m. dove Mario ha piantato cabernet, syrah e merlot: l’anno prima di trasformare le pergole della Costa di Brazzo in un impianto a spalliera “mio papà aveva fatto un viaggio in Francia e si era innamorato del taglio bordolese… Poi ci era tornato… e ora abbiamo l’Etichetta Nera Rosso, un blend di uve bordolesi, con l’aggiunta di sangiovese, che fa barrique…”
Manuela ci parla dei suoi inizi come agronoma, di come Angelo, il grande amico del babbo, la stia aiutando nella stimolante impresa di portare avanti l’azienda, costruita dal padre e dalla madre Santina nel lontano 1986, partendo da zero; ci racconta dell’anno scorso, quando lui, per darle fiducia, non aveva voluto essere presente alla “prova d’esame”, la potatura di cinque filari del vigneto in cui ci troviamo e della soddisfazione di vedere poi l’uva maturare. Nonostante una terribile grandinata!
Con una spontaneità contagiosa ed un’umiltà disarmante, ci racconta di quella volta, il giorno prima dell’ultima vendemmia, in cui era andata in vigna a misurare il grado di maturazione dell'uva, speranzosa in una buona raccolta, e poi di quanto era rimasta delusa perché il mostimetro aveva previsto un grado alcolico finale di soli 12 gradi… “Avevo preso l’uva vermentino meno dorata…” conclude ironica, sdrammatizzando.
E di come, alla richiesta dell’Ais La Spezia di effettuare una visita-studio nella sua azienda, sia stata presa dal timore di non essere all’altezza, perché gli altri produttori hanno più cose da raccontare… Però Manuela, insieme a Romina che è qui con noi (“lei è sempre stata presente. Più di me.”), si è rimboccata le maniche e passo dopo passo ha dato continuità al sogno del padre; da sempre cultrice del buon vino, ha orgogliosamente intascato un diploma da sommelier e guida La Cantina Levantese con entusiasmo, tenacia e desiderio di apprendere tutte le pratiche enoagronomiche necessarie.
Proviene da una famiglia di viticoltori e neanche per un attimo ha pensato di mollare: è una sfida… E poi ha un compito da assolvere!
I nonni materni sono nativi di Montaretto, una località posta tra Bonassola e Framura; lì producevano vino. Le vigne, dislocate in poco meno di un ettaro, oggi hanno cinquant’anni e le loro uve, quelle dei cugini e quelle conferite da Levanto dagli amici del padre, oltre a quelle di Brazzo (1 ha), costituiscono la base ampelografica della produzione a denominazione di origine. Inoltre parte del vermentino usato in uvaggio per il Bianco viene da Framura. 20.000 bottiglie nelle annate perfette.
Manuela collabora con i suoi conferitori, di cui parla con una stima che trapela affetto…
sold out
concluso