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Un pomeriggio a Masignano d’Arcola: Azienda agricola Spagnoli

Lunedì 21 giugno sono finalmente riprese le visite didattiche alle aziende di produttori locali. Lasciati alle spalle i pur proficui webinar degli scorsi mesi, la Delegazione AIS di La Spezia è andata a trovare l’azienda agricola Spagnoli, località Masignano di Arcola. A far gli onori di casa, oltre Ilenia Spagnoli, sono papà Andrea e mamma Cinzia Angelotti, quest’ultima riferimento nella gestione dell’agriturismo.

Siamo sul Monte Masignano, circa 130 metri sul livello del mare, da qui è ben visibile il Golfo dei Poeti, la brezza marina è chiaramente percettibile. Tre ettari e mezzo di coltivazioni, di cui un paio a vigneto. Poi orto, oliveto e bosco. I terreni hanno struttura argillosa-sciolta, al resto ci pensano altimetria ed esposizione. I vigneti, parte di essi oltre i 60 anni, hanno una media di età di 35/40 anni, e sono soprattutto a bacca bianca: Vermentino, Albarola e Trebbiano. Tra quelle a bacca rossa ecco il Sangiovese, il Merlot e il Canaiolo Nero.

La storia ha inizio intorno agli anni ’50, quando Celeste Spagnoli, scoprendo questo angolo meraviglioso dei colli arcolani, decide che sarebbe diventato dimora di famiglia, sede del proprio lavoro. Costruisce casa e inizia a produrre ortaggi, allevare bovini, coltivare l’olivo e la vite. Negli anni Ottanta, intuendo le potenzialità del territorio e la crescente domanda di vini di qualità, Andrea prende le redini della produzione vitivinicola, certificandoli con l’appena nata DOC Colli di Luni e guadagnando una fama che arriva ai giorni nostri.

Oggi, a fianco di Andrea, a suggerire nuove direzioni, nel vigneto come in cantina, c’è Ilenia Spagnoli. Una figura che, fin dal conseguimento della laurea in Viticoltura ed Enologia, ha immesso in ditta idee e competenze, sempre alla ricerca del vino perduto, quello che “facevano i nonni”. Dunque recupero delle vecchie pratiche agricole, interventi fitosanitari rispettosi dell’ambiente e gratificanti per chi lavora la terra. Una coltivazione biologica, ancorché non certificata.

Il modus operandi è praticato anche in cantina, dove i vini diventano espressione di un blend “secondo tradizione”, bianchi vinificati in rosso con l’uso caratterizzante del piè di cuve. Vini filtrati in modo poco invasivo, che mantengono sapori e struttura e garantiscono tempi di maturazione adeguati prima dell’imbottigliamento. Solfitazioni bassissime o quasi assenti.

“Quello nel vigneto, non è un lavoro solo per uomini, è anche un lavoro di donne”  rivendica Ilenia, entusiasta e determinata, non dimenticando di citare nonno Celeste: “La terra è bassa e bisogna guardarla in faccia”. Principi che riconosceremo nei vini che ci aspettano sul tavolo.

Il primo incontro è col Vermentino DOC Colli di Luni 2020, creatura di papà Andrea. Ottenuto in acciaio con 48 ore di macerazione sulle bucce e fermentazione da pied de cuve realizzata tre giorni prima. Aspetto invitante. Giallo paglierino luminoso, naso fruttato di agrume e mela golden. Seguono le tipiche note di erbe aromatiche. Il meglio però lo offre il palato: fragranza e sapidità, agilità di beva e chiusura ammandorlata. Ecco il vermentino dei colli di Luni!

Secondo assaggio, Pan 2020: 60% vermentino, 20% trebbiano e 20% albarola. Uvaggio classico del luogo, 5 giorni di contatto pellicolare e rimontaggio. Fermentazione sviluppata in acciaio e maturazione di 3 mesi in vasca di cemento. Dal bicchiere cogliamo un giallo dorato e una tempesta olfattiva: dalla scorza di agrume alla frutta esotica, dalla macchia mediterranea alle note marine, dalla speziatura dolce a una nota erbacea di fieno appena maturo. In bocca si distingue per voluminosità, sottile tattilità astringente, intensità, e persistenza. Bocca perfettamente asciutta e pulita. “Sapore di sale, sapore di mare” avrebbe commentato qualcuno.

Con il Pan 2019, vinificato come il precedente, si retrocede l’esame di un anno. Netto e composito giallo dorato, profumi evoluti rispetto al pan più giovane. C’è un cenno d’idrocarburo, qualche nota di camomilla matura, piccoli fiori gialli di campo, una succosa polpa gialla, scorza d’agrume e strie lievemente mielose. In bocca l’apertura è subito avvolgente, si percepiscono voluminosità e tattilità. Poi entrano freschezza e salinità e si crea un perfetto equilibrio gustativo. Mentre riflettiamo sulla grande coerenza tra naso e bocca ecco il finale dominato da ritorni di aromi di frutta e di mare.

Ilenia ci fa una sorpresa e ci presenta il Pan 2014, sua prima creatura. La metodologia di produzione è analoga ai Pan già assaggiati, però qui il colore va dal giallo dorato a un inizio di limpido, pulito, invitante giallo aranciato. La prima olfazione regala sentori balsamici, l’agrume è di cedro e mandarino candito, note di miele, ancora floreale di camomilla matura e spezie orientali. All’assaggio, considerandone l’età, è ancora perfettamente sostenuto dagli acidi, esaltando i sali, mostrandosi vivo ed integro. Finale di mandorla dolce e tè aromatizzato al limone. Godimento allo stato puro.

Si passa alla terza etichetta: Extreme 2020. L’uvaggio è il medesimo, però abbiamo nel bicchiere un vino di 15 giorni di macerazione sulle bucce realizzato in contenitori di cemento. Ci viene servito a una temperatura fresca anche se non quella classica da vino bianco. Buona scelta. Si avvertono parentele con il Pan, pur vestite da luminoso orangewine. Potremmo dire che l’Extreme è il  fratellino sbarazzino del Pan. Avvicinando il naso al bicchiere scorgiamo note di sandalo, cenni di noce pesca, profumi esotici e orientali. La bocca mantiene le caratteristiche degli assaggi precedenti. Un vino che persiste piacevolmente con delicata astringenza, che ritrova salinità e freschezza.

L’Extreme 2017 è di colore ambrato pieno, con bella densità visiva e limpida vivacità. Le risultanze olfattive sono però evolute in modo netto con una leggera nota di volatile che si perde dopo qualche rotazione del vino nel bicchiere. All’assaggio ancora tannicità, corpo e persistenza.

La visita si conclude qui. Grande soddisfazione per gli assaggi e unanimità nello scorgere in Ilenia una tenace custode dei nostri territori. Saluti e ringraziamenti sono della Delegata Laura Picardi, interprete dell’apprezzamento per l’accoglienza e per un pomeriggio denso di spunti preziosi.

 

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