L’impressione è stata quella di guardare un quadro… un quadro/racconto che ha impresso sulla sua tela, come tante pennellate, gli elementi di ciò che vuol raccontare ma soprattutto esprimere.
E così emergono con prepotenza e decisione quegli elementi che caratterizzano il territorio: i Colli tortonesi; i prodotti che l’antica sapienza contadina ha prodotto e ci tramanda: il formaggio Montebore e il Salame nobile del Giarolo e quello che oggi è il simbolo della rinascita e l’immagine enoica: il Timorasso.
I Colli tortonesi si sviluppano in provincia di Alessandria e comprendono una serie colline che possono essere suddivise in valli: Curone, Grue, Ossona, Borbera; confina con l’Oltrepò Pavese, ammicca al Gavi e guarda verso il Piacentino. Terreni particolari, in genere di origine marina e clima soleggiato, piuttosto asciutto, fanno si che su queste colline mai imponenti nascano vini bianchi e rossi di personalità e territoriali.
Qui, grazie all’imprenditorialità e alla lungimiranza di un gruppo di vignaioli è stato recuperato il vitigno Timorasso, vitigno a bacca bianca, assolutamente autoctono e che era coltivato già dal XIV secolo. Grappolo medio grande, abbastanza compatto, con acini di media grandezza, buccia spessa e resistente, il Timorasso ha una polpa carnosa e di sapore neutro. Ha una produttività difficile e una vigoria notevolmente inferiore alla media delle uve bianche ma regala, nelle giuste mani, un vino corposo, asciutto, caratterizzato da una spiccata mineralità che lo rende molto adatto a un lungo invecchiamento.
Il Montebore, formaggio antico e presidio Slow Food, pesca anche lui come il Timorasso nel passato e nella cultura del territorio. La sua forma a torta nuziale è stata attribuita nientemeno a Leonardo di Vinci, cerimoniere nel 1489 alle sfarzose nozze tra Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza, figlio del duca di Milano, che si celebrarono a Tortona. Prodotto per secoli, se ne era persa in pratica ogni traccia, sinché nel 1999 l’antica ricetta è stata recuperata e riprodotta, determinando una vera e propria rinascita del prodotto che si fa a latte crudo unendo latte vaccino in prevalenza e latte ovino. Al naso, si percepiscono sentori animali, di latte cotto, note speziate ed erbacee e nel finale ricordi di frutta secca tipo castagna.