L’Italia è il paese dell’amaro, inteso come sensazione gustativa. Avendo ben tre eccellenze – Vermouth, Amaro e Bitter – di antica e storica tradizione, Fulvio Piccinino ha condotto il seminario organizzato dalla Delegazione AIS di Genova, analizzando in profondità storia, significato e merceologia di questi tre prodotti.
Il gusto amaro, oltre che a far parte delle cinque percezioni gustative, è spesso avvertito, specie se in eccesso come sensazione sgradevole, biologicamente importante come riconoscimento di una sostanza potenzialmente pericolosa. Nella cultura sia religiosa che popolare l’amaro assume diversi aspetti: purificazione, difficoltà relazionali e necessità depurative.
Da un punto di vista legislativo il liquore, sostanza spiritosa di gradazione superiore a 15° con contenuto di zucchero superiore a 100 g/l, se addizionato con l’uso di elementi amaricanti viene definito Amaro.
I Liquori si possono ottenere esclusivamente da alcol o da un distillato di origine agricola, oppure dall’unione di più bevande spiritose o da una miscela di tali prodotti edulcorati.
Il nome deriva dal latino “amarum”, ed è una categoria merceologica nata alla fine dell’ottocento dall’evoluzione degli elisir. Il Bitter invece, tradisce l’origine straniera di questa tipologia: bitter, infatti, significa amaro in inglese e in tedesco, ed in genere indica un liquore amaricante della tradizione nordeuropea.