I produttori di vino italiano si rivolgono ormai da anni all’Oriente, in particolare a Giappone e Cina. Fra i mercati asiatici emergenti, secondo i più recenti dati di Federvino, c’è una nazione in rapida crescita sociale ed economica: la Corea del Sud.
Forte di uno sviluppo legato soprattutto all’industria automobilistica ed elettronica, la Corea del Sud nel 2019 ha incrementato del 14% l’importazione di vino italiano, alimentando un trend già positivo negli anni precedenti.
Per saperne di più, quale miglior interlocutore della nostra collega Clizia Zuin?
Clizia Zuin, classe 1980, fiorentina d’adozione, degustatore e relatore di AIS Toscana, Miglior Sommelier italiano donna 2019, inserita nella top ten 2020 delle wine influencer, ha solare cordialità e grinta da vendere.
Dopo un’esperienza come sommelier presso lo stellato Borgo San Jacopo, nel 2020 Clizia, forte della sua competenza sul vino e della conoscenza delle lingue orientali, accetta una sfida ambiziosa: l’insegnamento nella prestigiosa Scuola Internazionale di Ospitalità Apicius, e parte per Ulsan, popolosa e ricca città industriale nel sud della Corea.
Fra le difficoltà di questa esperienza non ultimo sarà l’arrivo del COVID19 e del conseguente (assai rigido in quelle zone) lockdown .
L’incarico di Clizia e’ la docenza in due corsi di avvicinamento al vino, materia obbligatoria del primo anno di studi dell’Università: il primo sui Vini del Vecchio Mondo e il secondo sul Vino Italiano, lezioni comprensive delle fasi di degustazione.
“Non e’ stato semplice” ci racconta Clizia “ho spiegato il vino a studenti che non hanno mai visto neppure un filare di vigna. Ma mi è piaciuto molto, alcuni ragazzi hanno assaggiato il vino per la loro prima volta insieme a me”. Una grande responsabilità, con ottimi risultati “Ricordo una delle ragazze, che era partita per fare cucina e dopo il corso probabilmente sceglierà sala e sommeIIierie”.
Occorre sottolineare che in Corea del Sud il vino è una recente scoperta. La maggior parte della popolazione, soprattutto quella che vive nelle campagne, consuma quasi esclusivamente la bevanda tradizionale: lo Soju, un distillato a base di orzo, frumento o riso. In alternativa c’è la birra.
Ma i tempi cambiano.